Home 2013 11 febbraio 11 Febbraio FINANZIAMENTI. SOLO ALLE UNIVERSITÀ CHE COMPETONO A LIVELLO GLOBALE
FINANZIAMENTI. SOLO ALLE UNIVERSITÀ CHE COMPETONO A LIVELLO GLOBALE PDF Stampa E-mail

Bisognerebbe: 1) incentivare le università pubbliche a reperire finanziamenti privati (così come fanno le università private) o a convertirsi in fondazioni; 2) garantire a esse (da parte dello Stato) la massima autonomia nel bilancio e nel budget; 3) aprire il mercato della ricerca, in modo tale che qualunque università sia libera di contrattare lo stipendio nei confronti di chi assume (senza essere soggetta a vincoli statali su contratti e assegni di ricerca), aumentare la qualità dell’offerta formativa e quindi diventare un polo di attrazione di talenti nello scenario europeo e mondiale.
Il risultato di tutto ciò potrebbe essere un innalzamento delle rette universitarie. In questo caso si potrebbe optare per una soluzione “statunitense” in cui il ruolo dello Stato sarebbe di garantire aiuti finanziari (borse e voucher) per gli studenti più meritevoli in modo da alleviare, almeno in parte, le disparità tra classi sociali. In questo modello, lo Stato utilizzerebbe le risorse pubbliche per “premiare gli studenti migliori provenienti da famiglie meno abbienti” e non per “mantenere a galla università decotte”. Infatti, il problema attuale non è l’incidenza della spesa in educazione terziaria (Laurea triennale, laurea specialistica e dottorato di ricerca) sul PIL, bensì il ruolo e la funzione di tale spesa pubblica. Bisogna puntare a un modello fatto di “grandi campioni nazionali” (così come avviene in Svizzera e in Belgio ad esempio) che possano competere a livello globale e in cui i finanziamenti pubblici siano dati SOLO alle (poche) università meritevoli ed ESCLUSIVAMENTE sulla base del merito (track di pubblicazioni, capacità di attrarre personale qualificato, etc.). Per le restanti università che non eccellono nella produzione scientifica e nella capacità attrattiva, l’unico finanziamento pubblico garantito sarebbe quello finalizzato alla retribuzione del corpo docenti e all’erogazione della didattica. Ciò si tradurrebbe quindi in un taglio di circa il 30% dei fondi di finanziamento ordinario (FFO) per tali università, con un conseguente risparmio di risorse che innescherebbe il modello sopra descritto.
(Fonte: S. Murtinu, lavoce.info 15-01-2013)