STUDENTI. TASSE D’ISCRIZIONE E SPESA PUBBLICA |
Due economisti, Andrea Ichino e Daniele Terlizzese (Corsera 10 dicembre) ritengono che un futuro governo, nel disegnare la sua politica nei riguardi dell’università, debba partire da un interrogativo morale: “E’ giusto che i poveri paghino l’università per i ricchi?” Il confine tra poveri e ricchi sarebbe un reddito annuo lordo famigliare di 40.000 euro. Più concretamente, e senza la pretesa di difendere valori morali, mi sembra che la domanda che dovrebbe porsi un futuro governo sia piuttosto se è opportuno, per l’Italia, raggiungere una percentuale di giovani con istruzione universitaria almeno pari alla media dei paesi OCSE. In caso affermativo il problema sarebbe di modulare le tasse d’iscrizione, e l’accesso alle borse di studio in modo da aumentare il numero degli iscritti in grado di completare gli studi, senza aumentare, ovviamente, la spesa pubblica. Ricordiamo che in Gran Bretagna la risposta all’interrogativo morale che il Governo Blair aveva posto negli stessi termini di Ichino e Terlizzese, ha causato invece una consistente diminuzione degli iscritti e quindi dei laureati. Può permetterselo l’Italia con il 20% di laureati tra i giovani dai 25 ai 34 anni, mentre la percentuale media dei paesi dell’OCSE è 28%? (Fonte: A. Ichino, pietroichino.it 14-12-2012) |