Home 2012 10 Dicembre ABILITAZIONE SCIENTIFICA. A PROPOSITO DEGLI STUDIOSI STRANIERI NELLE COMMISSIONI
ABILITAZIONE SCIENTIFICA. A PROPOSITO DEGLI STUDIOSI STRANIERI NELLE COMMISSIONI PDF Stampa E-mail
Nel sito del MIUR destinato alle università si pubblicano le liste degli studiosi stranieri tra i quali saranno estratti i nomi di quanti dovranno integrare le commissioni cui spetterà di esprimere un giudizio circa l'idoneità di chi aspira alla carriera accademica a svolgere le funzioni di professore associato o professore ordinario. A prescindere dalla competenza degli studiosi nelle liste, mi si consenta di dubitare che nei Paesi Ocse (nei quali operano gli aspiranti commissari) vi siano schiere così nutrite di specialisti in grado di capire e apprezzare pubblicazioni scientifiche scritte, per la maggior parte, in lingua italiana. Ma la questione più importante non è se i commissari che saranno estratti conoscano o no la lingua italiana, e la conoscano a un livello un po' superiore a quello occorrente per esprimere esigenze basilari per la vita quotidiana, anche se sarebbe, quanto meno, imbarazzante dover esprimere un giudizio su lavori dei quali a stento si comprendono le linee generali, ma si stenta a capire la struttura argomentativa e i riferimenti culturali, soprattutto se impliciti. C'è, infatti, una questione preliminare, alla quale occorre rispondere, ed è per quale ragione sia stato deciso che le commissioni fossero integrate da studiosi stranieri. Sappiamo bene che all'origine della decisione c'è la sfiducia, tutt'altro che immotivata, nei confronti della capacità dei nostri accademici di esprimere giudizi che prescindano da considerazioni improprie (più o meno legittime). In alcuni settori, le associazioni scientifiche hanno scelto di introdurre criteri obiettivi (certo, non privi di limiti, ma che almeno assicurano uniformità di trattamento). In tali settori, in cui le pubblicazioni passano attraverso la valutazione preliminare di esperti scelti col criterio della competenza e non con quello della nazionalità, non si capisce quale sia l'utilità di avere specialisti stranieri direttamente coinvolti nei lavori delle commissioni. Ma nei settori in cui non si è ritenuto di seguire questa via (sono soprattutto quelli umanistici) ci si sarebbe aspettati che si esprimesse un particolare rigore critico nella selezione dei periodici in cui i lavori da sottoporre a giudizio sono stati pubblicati. Per esempio, un criterio generalmente osservato nelle pubblicazioni internazionali è che un periodico non possa essere certificato se non dopo tre anni dall'uscita del primo fascicolo, sempre che in tale periodo le uscite siano avvenute alle scadenze originariamente previste. Non si può dire che queste condizioni siano sufficienti, ma sono un punto di partenza per impedire che le cosiddette pubblicazioni scientifiche altro non siano che prose utilitarie assemblate alla meno peggio al solo fine di partecipare ai concorsi.
(Fonte: B. Vertecchi, Il Manifersto 21-11-2012)