Home 2012 18 Novembre ASN. LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI
ASN. LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PUBBLICAZIONI PDF Stampa E-mail

Il DPR 222 del 14 settembre 2011, nello stabilire le procedure da seguire per le abilitazioni scientifiche nazionali (ASN), all’art. 3 comma 5 ha previsto che “le domande, corredate da titoli e pubblicazioni scientifiche e dal relativo elenco, sono presentate al Ministero per via telematica…”. Nel quadro del condivisibile obiettivo di dematerializzare le procedure amministrative si fa un passo forse più lungo della gamba. Si prevede, infatti, che debbano essere trattate in digitale anche opere che esistono solo in formato analogico. Il confronto internazionale, come accade spesso, aiuta. Nel Regno Unito lo scorso luglio è partita la procedura per il REF – Research Excellence Framework, l’esercizio valutativo analogo all’italiana VQR. Con più ragionevolezza, e in ultima analisi maggiore efficienza, nel Regno Unito sono gestite in digitale solo le pubblicazioni digitali. Nella VQR italiana la soluzione era stata più vicina a quella inglese: si prevedeva una gestione digitale delle pubblicazioni, temperata dalla previsione che nei casi in cui questa era impossibile o troppo complessa si poteva ricorrere nuovamente alla carta.
Tra VQR e REF la differenza era soprattutto nei tempi: il bando REF è del luglio 2011, quello VQR di ottobre. Eppure nel Regno Unito la scadenza per la consegna delle pubblicazioni è fissata a novembre 2013, in Italia nel giugno 2012. Nel nostro Paese in sette mesi si completa una procedura del tutto nuova; Oltremanica si programmano 29 mesi per fare le stesse cose, pur dovendo agire in un quadro operativo consolidato. Quando l’ANVUR ha contattato l’AIE per ragionare su come gli editori avrebbero potuto collaborare eravamo pienamente consapevoli della difficoltà cui andavamo incontro. La scelta di imporre una gestione tutta digitale delle pubblicazioni si basava sull’ipotesi che anche per le pubblicazioni uscite solo su carta fosse agevole recuperare un pdf. Ipotesi non proprio fondata, almeno se si guarda alla generalità dei casi. È vero che il processo produttivo editoriale è basato sul digitale da un paio di decenni, ma fino a qualche anno fa i file per la stampa erano frutto di software di composizione professionali che, a distanza di anni, non sempre è facile riconvertire in pdf. L’esternalizzazione dei processi produttivi comporta inoltre che i file spesso non sono nella disponibilità diretta degli editori essendo gestiti da fornitori esterni. Arretratezza dell’editoria italiana? I processi produttivi hanno avuto la medesima evoluzione in tutto il mondo. Quando nel 2007 è stato lanciato il servizio di digitalizzazione Libreka.de in Germania, si era partiti con l’ipotesi di utilizzare i pdf degli editori, salvo virare quasi subito verso digitalizzazioni dalla carta, quando si è visto che il costo medio del reperimento del pdf era maggiore di quello medio di scannerizzazione OCR, quando fatta su larga scala.
Si è allora pensato a una soluzione che rispondesse allo stesso momento ai due problemi, gestione dei diritti e gestione dei file, che sono tuttavia distinti. Il Cineca ha sviluppato un servizio nei tempi ristretti fissati. L’AIE ne ha promosso l’uso della piattaforma presso gli editori. Hanno aderito 410 editori, italiani e stranieri, che hanno caricato nel sistema alcune decine di migliaia di volumi. La quasi totalità degli editori ha svolto il servizio a titolo gratuito, senza alcun rimborso delle spese sostenute. Una prima stima realistica dei costi sostenuti dalle imprese, e quindi del contributo degli editori italiani alla VQR, è di circa 750mila euro.
(Fonte: P. Attanasio, roars 07-11-2012)