Home 2012 18 Novembre LAUREATI. QUELLI ITALIANI SONO I MENO CHOOSY
LAUREATI. QUELLI ITALIANI SONO I MENO CHOOSY PDF Stampa E-mail

Secondo Bankitalia, che ha diffuso nel rapporto sulle economie regionali, circa il 40% dei giovani tra i 24 e i 35 anni in possesso di una laurea almeno triennale svolge un lavoro a bassa o nessuna qualifica. Quelli italiani sono i giovani meno choosy (schizzinosi) d'Europa, accettano di lavorare in settori che non hanno alcun rapporto con la laurea, i tirocini o gli stage svolti durante il periodo della formazione universitaria. Nulla a confronto con la Germania dove i giovani overeducated che accettano mansioni inferiori rispetto agli studi compiuti sono solo il 18%. I meno choosy, e i più flessibili, sono insospettabilmente i laureati nelle discipline umanistiche. Dopo la laurea il 67,5% di loro trova un lavoro, ma quasi il 40% si mette sul mercato del lavoro informale, nero, vive insomma in quella fascia che lo studio di Bankitalia definisce «di bassa o senza nessuna qualifica professionale». Il 70% di loro svolge comunque impieghi diversi da quelli per cui ha studiato. Quindi niente scuola, ricerca o università. Si lavora nelle attività commerciali e nei servizi, nell'agricoltura o nella pesca, di sceglie di fare l'operaio, oppure i «conduttori di impianti» e gli «addetti al montaggio». In altre parole, vanno a ingrossare le professioni che non hanno nome, ma sono fondamentali perché sorreggono un mercato del lavoro sempre più disarticolato e frammentato. Tecnicamente, rilevano gli esperti di Bankitalia, questo fenomeno si chiama «disallineamento» e riguarda tutti i laureati che accedono al mercato del lavoro, i quali non sempre riescono a trovare un lavoro che corrisponde esattamente alle aspirazioni personali o alla tipologia di laurea posseduta. Dal 2009, il «disallineamento» sembra essersi allargato al punto da assomigliare à un baratro. Tutti i laureati, e non solo quelli umanistici, si sono ritrovati nella terra oscura che gli studiosi hanno perimetrato con le categorie di overeducation e mismatch. Il primo indicatore si riferisce ai laureati occupati che svolgono mansioni a bassa o nessuna qualifica. Il mismatch segnala le mansioni diverse da quelle per cui hanno studiato ed è un indicatore che si calcola solo per i laureati e non per i diplomati. Nel rapporto il tasso di overeducation è stato più alto al Centro (il 29,7%) e nel Nord Est (26,3% degli occupati laureati) e inferiore nel Nord Ovest (23,3%) e nel Mezzogiorno (22,9%). In tutte le regioni del paese, il fenomeno degli overeducated ricorre più spesso tra gli occupati laureati nelle discipline umanistiche (39%) e nelle scienze sociali (34%). Coloro che invece svolgono la professione medica, fanno gli architetti o gli ingegneri hanno la vita relativamente più semplice: il loro tasso di occupazione è più alto, mentre quello di overeducation è più basso. Non poteva essere più clamorosa la smentita della posizione della ministra del Welfare Elsa Fornero secondo la quale, invece, i laureati italiani «non devono essere troppo choosy, meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale».
(Fonte: R. Ciccarelli, Il Manifesto 10-11-2012)
TABELLA

Tasso di occupazione, overeducation e mismatch dei laureati occupati nel triennio 2009-2011 per tipo di laurea (valori percentuali)
. Elaborazioni su dati Istat da Il Manifesto 10-11-12.
(2) Tasso di overeducaton. Quota di laureati occupati (che hanno terminato gli studi) che svolgono mansioni a bassa o nessuna qualifica sul totale degli occupati laureati in una data classe.
(3) Tasso di mismatch. Quota di laureati occupati (che hanno terminato gli studi) che svolgono mansioni diverse dall'ambito tematico di laurea sul totale degli occupati laureati in una data classe.
(4) Include i corsi di laurea in scienze della formazione, agraria, veterinaria e le lauree nei servizi.