Home 2012 18 Novembre RICERCATORI. STANZIALI, MIGRATORI (EMIGRATI E IMMIGRATI) E VISITATORI. PIÙ ALTA LA PRODUTTIVITÀ DEI VISITATORI. BRAIN IMPORT-EXPORT: SALDO NEGATIVO DELLO 0,8%
RICERCATORI. STANZIALI, MIGRATORI (EMIGRATI E IMMIGRATI) E VISITATORI. PIÙ ALTA LA PRODUTTIVITÀ DEI VISITATORI. BRAIN IMPORT-EXPORT: SALDO NEGATIVO DELLO 0,8% PDF Stampa E-mail

In un’analisi condotta dalla casa editrice scientifica Elsevier nel periodo 1996–2011 sulla base dati Scopus, emerge che l’internazionalizzazione della ricerca, che in gran parte si realizza attraverso la mobilità dei ricercatori, è un fattore critico di successo per la ricerca scientifica, sia per produttività sia per qualità. Lo studio è stato presentato il 14 novembre in occasione del “National Research Policy Forum”, organizzato dalla Elsevier in collaborazione con il CNR. L’analisi effettuata da Elsevier in merito ai cosiddetti fenomeni di “brain circulation” in Italia, condotta nel periodo 1996 – 2011 sulla base dati Scopus, restituisce un’immagine più complessa dei flussi migratori dei ricercatori da e verso l’Italia. Questa analisi, dal titolo “Directing and Driving Research Excellence”, “insegue” i ricercatori nei loro spostamenti analizzando le affiliazioni che hanno utilizzato nel firmare i propri articoli scientifici. L’analisi individua diverse categorie di ricercatori: gli “stanziali”, che hanno pubblicato esclusivamente con istituzioni italiane; i “migratori”, che hanno lavorato e pubblicato all’estero per almeno due anni o che si sono definitivamente stabiliti fuori dai confini nazionali; i “visitatori”, ovvero coloro che hanno effettuato ricerca per meno di due anni in nazioni diverse da quella in cui hanno operato prevalentemente. Per ciascuna categoria sono misurati i seguenti indicatori: la produttività, in termini di numero di articoli per anno; l’anzianità professionale media, ovvero il numero di anni trascorso tra la prima e ultima pubblicazione; l’impatto scientifico, in termini di numero medio di citazioni ricevute dai propri articoli. Lo studio è stato condotto in entrambe le direzioni, ovvero sia per i ricercatori che hanno iniziato la loro carriera in Italia che per coloro che sono invece transitati o immigrati provenendo dall’estero.
Tra i risultati, emerge che il 58% dei ricercatori sono “stanziali”, in grande maggioranza di nazionalità italiana; il 5,1% sono emigrati definitivamente dall’Italia; il 4,3% sono immigrati stabilmente in Italia. Infine, il 32,6% sono ricercatori visitatori, cioè sia coloro che sono prevalentemente attivi in Italia e per meno di due anni hanno pubblicato con istituzioni internazionali, sia coloro che sono prevalentemente attivi all’estero e hanno pubblicato con istituzioni italiane per meno di due anni.
Gli “stanziali” presentano di gran lunga la più bassa produttività ed impatto scientifico. Anche l’anzianità professionale misurata è inferiore a quella di tutti gli altri gruppi. I “visitatori” hanno la produttività e l’impatto più alti in assoluto, mentre sono al secondo posto come anzianità professionale media. Gli “immigrati” presentano una produttività molto alta (la seconda in assoluto), un impatto scientifico analogo a quello degli “emigrati” ma l’anzianità professionale media più alta di tutti i gruppi. Considerando la differenza tra “importazione” e “esportazione” di cervelli, il saldo è negativo dello 0,8%. I paesi verso i quali i ricercatori prevalentemente si spostano, sono gli Usa, la Francia, la Svizzera e la Germania; i settori in cui maggiore è la fuoriuscita, sono la fisica, l’ingegneria, la biochimica, la biologia genetica e molecolare.
(Fonti: R. Giovannini, La Stampa 14-11-2012; uninews.it 14-11-2012)