Home 2012 29 Ottobre SISTEMA UNIVERSITARIO. RADICALI PROPOSTE DI CAMBIAMENTO
SISTEMA UNIVERSITARIO. RADICALI PROPOSTE DI CAMBIAMENTO PDF Stampa E-mail
Il sistema universitario nazionale, giovandosi della complicità di certi settori del mondo politico, economico e culturale, è cresciuto in modo totalmente scollegato dalle effettive richieste del mondo del lavoro. L'illusione generata da questo sistema si è potuta facilmente appoggiare alla tutta italiana moderna tendenza a considerare il lavoro manuale e tecnico meno nobilitante di quello intellettuale, alla tutta italiana tendenza a considerare chiunque idoneo a esercitare una qualsiasi attività professionale e intellettuale, e al tutto italiano disinteresse a trovare in tempi brevi un impiego che contribuisca al funzionamento del sistema economico e sociale. Aver consentito poi, indiscriminatamente a tutti, l'accesso alla maggior parte delle facoltà, ha fatto sì che dopo anni di studio molti giovani abbiano maturato aspettative che il mercato del lavoro non può soddisfare, e che anche i meritevoli e dotati si ritrovino con un'attestazione dal valore inflazionato. E' dunque, assolutamente indispensabile l’attuazione di misure drastiche per una razionalizzazione del sistema universitario allo scopo di collegarlo al mercato del lavoro. Va in primo luogo ridotto il numero di università, con lo scopo di arrivare a un sistema che crea pochi poli di eccellenza piuttosto che miriadi di centri di mediocrità. In secondo luogo andrebbe diminuito il numero dei corsi di laurea, che negli ultimi anni Il sistema universitario nazionale, giovandosi della complicità di certi settori è cresciuto in modo totalmente scollegato da quello del lavoro sono proliferati seguendo logiche di totale fantasia; quelli che non hanno un diretto collegamento con il mondo del lavoro vanno chiusi o accorpati come indirizzi ad altri corsi di studio. Infine è utile e imprescindibile l'estensione del cosiddetto "numero chiuso" a tutti i corsi di laurea; il numero massimo d’iscritti al corso, non dovrebbe, infatti, superare il numero dei laureati degli anni precedenti che nel giro di poco hanno trovato realmente un impiego attinente al percorso di studio svolto. A ciò si accompagni una modifica sostanziale dei test d'ammissione per renderli più seri e utili alla selezione, inserendo come parametro non dominante ma qualificante, i risultati ottenuti nel precedente iter scolastico. La limitazione degli accessi porterebbe beneficio in primo luogo agli studenti, in quanto facilitati in seguito a trovare occupazione; a chi oggi è già laureato in tali discipline, perché si scontrerebbe con una minore quantità di nuovi laureati.
(Fonte: A. Faustini, segretario provinciale Udc, Alto Adige 11-10-2012)