Home 2012 16 Luglio RICERCA. CREARE PONTI TRA LABORATORI ITALIANI E NORDAMERICANI
RICERCA. CREARE PONTI TRA LABORATORI ITALIANI E NORDAMERICANI PDF Stampa E-mail

Come fa l’Italia a fare a meno di 16mila giovani ricercatori? Tanti sono i “cervelli” tricolori che hanno scelto gli Usa per specializzarsi e contribuire al progresso delle scienze con progetti d’eccellenza e avanguardia. Perché sono emigrati in Nord America invece di svilupparli da noi? La risposta sta nei numeri: gli Stati Uniti investono in ricerca 22 volte più dell’Italia. Non è una novità il ritardo del nostro Paese ma le ragioni diventano evidenti quando si tocca con mano ciò che possono fare i nostri connazionali oltreoceano, dove la filosofia si riassume nella massima “Business is people”: il primo guadagno è investire nelle persone. Vito M. Campese, professore della USC Teck School of Medicine, ha lasciato la Puglia 37 anni fa e oggi è il presidente di ISSNAF, l’associazione che riunisce ricercatori e accademici italiani del Nord America. Intervenuto nella serata conclusiva della rassegna che l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, in collaborazione con il Consolato generale, ha dedicato alla scienza italiana, ha sollecitato un cambio di rotta immediato da parte del governo Monti.
«In Italia ci sono contraddizioni notevoli. C’è un sacco di gente che fa ottima scienza ma ci sono anche tanti giovani che non trovano la possibilità di sviluppare le proprie idee o di contribuire al mondo scientifico in maniera sostanziale. Ecco perché molti prendono un aereo per il Nord America o il Nord Europa, dove effettivamente ci sono più possibilità di sviluppare i propri progetti», dice Campese. «Gli interventi da parte del governo fino ad ora sono stati insufficienti. Però devo dire che ora c’è una nuova volontà politica da parte dei ministri dell’Istruzione, della Sanità e degli Esteri. Ci sono tentativi seri di sviluppare la scienza in Italia in maniera sostanziale attraverso la creazione di ponti tra laboratori italiani e nordamericani. Io credo che la soluzione sia proprio questa: utilizzare i cosiddetti “cervelli fuggiti” per aiutare il sistema Italia a promuovere le scienze perché così si promuove lo sviluppo economico di una nazione».
(Fonte: B. Minafra e A. Tedeschi, linkiesta.it 06-07-2012)