Home 2012 16 Luglio INTRODURRE LA FORMAZIONE TECNICA UNIVERSITARIA SUL MODELLO DELLE SCUOLE UNIVERSITARIE PROFESSIONALI TEDESCHE
INTRODURRE LA FORMAZIONE TECNICA UNIVERSITARIA SUL MODELLO DELLE SCUOLE UNIVERSITARIE PROFESSIONALI TEDESCHE PDF Stampa E-mail

Per stimolare gli investimenti in istruzione bisogna spingere i giovani a lavorare e studiare allo stesso tempo. Per fare questo bisognerebbe introdurre in Italia la formazione tecnica universitaria sul modello delle scuole universitarie professionali tedesche tedesche (Fachhochschulen). Ciascuna università, anche sede periferica, in accordo con un certo numero di imprese locali, potrebbe introdurre un corso di laurea triennale caratterizzato da una presenza simultanea in impresa e in ateneo. Metà dei crediti verrebbe acquisito in aula e metà in azienda. Il lavoratore sarebbe impiegato in azienda e seguito da un tutor. Con controlli reciproci fra università e impresa sulla qualità della formazione conferita al lavoratore che ridurrebbero fortemente il rischio di abuso. I grandi atenei potrebbero organizzare una decina di questi corsi con un bacino di circa 800 studenti per ateneo, pari a 80 studenti per anno in ciascun corso di specializzazione. I piccoli atenei difficilmente ne organizzeranno più di due o tre ciascuno. In questo modo si potrebbe arrivare ad avere ogni anno 12-15mila nuovi giovani occupati. A regime, su tre anni, la riforma potrebbe portare i giovani occupati e impegnati in lauree brevi di specializzazione intorno alle 50mila unità, un numero significativo, data la dimensione delle coorti di ingresso nel mercato del lavoro.
Le due riforme di cui sopra sono a costo zero per le casse dello Stato. La terza avrebbe costi limitati. Potrebbe impegnare i fondi strutturali inutilizzati mettendo a disposizione fino a 150 milioni per il decollo di nuove iniziative imprenditoriali soprattutto nelle aree più svantaggiate del paese. Mediante un accordo con le banche, potrebbe selezionare 1.000 progetti imprenditoriali da sostenere attivando credito fino a quattro o cinque volte questa cifra.
La fase di selezione dei progetti comporterebbe il finanziamento di uno stage all'estero (o in regioni con un forte tessuto imprenditoriale e buone università) in cui perfezionare il proprio business plan per 5.000 aspiranti imprenditori. I soldi verrebbero dati ai giovani, ma servirebbero di fatto come garanzia per i prestiti bancari. Sarebbe un modo anche per spingere le banche a spostare la loro attenzione dai clienti consolidati e spesso non più in grado di generare valore aggiunto a chi ha idee e la forza ed entusiasmo per portarle avanti.
(Fonte: T. Boeri, La Repubblica 04-07-2012)