Home 2012 16 Luglio DATI SULLA REALTÀ UNIVERSITARIA IN ITALIA
DATI SULLA REALTÀ UNIVERSITARIA IN ITALIA PDF Stampa E-mail

I consistenti finanziamenti che lo Stato destina al funzionamento dell’universo accademico e le regole che governano il loro utilizzo contribuiscono a valorizzare la qualità dell’insegnamento e della ricerca italiani? La dimensione e l’impiego dei trasferimenti finanziari sono adeguati al livello raggiunto dall’offerta formativa dei nostri atenei? Il nostro quotidiano ha preso spunto da tali interrogativi per promuovere una ricerca sul sistema universitario nazionale, abbracciando, in una prospettiva temporale, problematiche come la diffusione degli atenei nelle diverse regioni, le statistiche sulla popolazione studentesca, il numero del personale docente e dei ricercatori, l’ammontare degli investimenti e della spesa per le attività educative e di ricerca, il costo del loro funzionamento per i contribuenti.
I risultati dell’analisi delineano un panorama che presenta elementi di dinamismo, in primo luogo la spinta alla fondazione di nuovi atenei, ben 14 negli ultimi 25 anni, con una forte impennata nel 1998. Altro fattore significativo emerso nell’indagine è l’andamento altalenante degli stanziamenti pubblici a favore delle università: se dal 2008 al 2010 il complesso dei finanziamenti statali ha registrato una riduzione netta di 800 milioni di euro, negli ultimi tre anni la curva ha segnato una sensibile inversione di rotta, con un incremento che sfiora i 300 milioni. In aumento anche il livello di investimenti destinati dagli atenei alla ricerca scientifica. Appaiono discordanti invece le rilevazioni relative al numero dei professori, in diminuzione dal 2005 al 2009, e quello dei ricercatori, in crescita nello stesso periodo.
Ma il dato che accomuna tutte le statistiche esaminate è di natura politica. Il problema che penalizza la realtà accademica italiana e ne impedisce lo slancio in una dimensione globale non è tanto nell’entità delle risorse pubbliche stanziate. La questione tuttora aperta è rappresentata dall’uso e destinazione di quei fondi, da regole e meccanismi che tendono a uniformare e appiattire anziché premiare sul piano economico le eccellenze.
(Fonte: E. Petti, linkiesta.it 26-06-2012)