Home 2012 25 Giugno FRANCIA. LA NUOVA GOVERNANCE DEGLI ATENEI
FRANCIA. LA NUOVA GOVERNANCE DEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail

Il tema della governance istituzionale degli Atenei non può essere affrontato come questione a sé stante ma come ricerca della forma di governo più in grado di perseguire, di volta in volta, la missione storica loro affidata. In tale prospettiva, è evidente che il progressivo mutamento o, comunque, l’arricchimento della missione di recente riconosciuta alle Università si rifletta sia sul grado di autonomia degli Atenei sia sulla revisione del loro modello organizzativo interno. L’effettiva funzionalità delle soluzioni organizzative introdotte per il governo delle università, inoltre, ha quale condizione irrinunciabile e prioritaria un’adeguata governance complessiva del sistema universitario ovvero dei modi di esercizio delle funzioni d’indirizzo, di valutazione e di finanziamento esercitate dai poteri pubblici nazionali su di esse. La capacità delle istituzioni universitarie di perseguire le proprie missioni è condizionata infatti, ancor più e prima che dalla loro forma di governo, da dinamiche e scelte d’indirizzo di carattere sistemico. La questione della governance istituzionale più idonea a conseguire la nuova missione assegnata alle Università, di conseguenza, non può essere concepita che come un tassello del mutamento dell’assetto di governo complessivo del sistema universitario e delle forme di esercizio dell’azione pubblica su di esso.
Il formale riconoscimento di autonomia alle università francesi, da parte della Loi Pécresse del 2007, si è accompagnato, di fatto, a una compressione significativa dei profili riservati a quest’ambito ad opera di una regolazione molto analitica, da parte del legislatore nazionale, della forma di governo degli Atenei; da questo sono predeterminati gli organi necessari, sono elencate le competenze del Président e la durata del suo mandato, sono definite in modo analitico la composizione e le competenze del Conseil d’administration ed è sostanzialmente fissato il numero dei componenti esterni; sono individuate, infine, la composizione e le competenze del Conseil Scientific. Il legislatore nazionale, dunque, non si limita a fissare limiti esterni all’esercizio del potere degli Atenei diretto a definirne la governance ma ne condiziona in modo significativo il contenuto. Tale evoluzione è tale da far dubitare circa l’effettivo rispetto, da parte del legislatore, del nucleo indefettibile riconosciuto all’autonomia, vale a dire quello dell’autogoverno delle Università pur formalmente affermato che, pertanto, assume un significato molto più apparente che sostanziale. L’effettivo significato che assume, per il legislatore francese, il riconoscimento di autonomia è quello, principalmente, di porre le condizioni per raggiungere la terza missione assegnata alle università, ovvero l’applicazione delle nuove conoscenze maturate attraverso la ricerca alle attività produttive. Al tempo stesso tale riconoscimento appare la premessa per consentire agli Atenei di federarsi con altri per elevare il loro grado di visibilità sul piano internazionale. A tale riconoscimento dovrebbe conseguire un mutamento di qualità ma non si intensità della regolazione pubblica che avrà il suo baricentro, principalmente, sul sistema dei Contract de Plan introdotto dalla legge Savary del 1984 attraverso una valutazione  ex post dei risultati conseguiti dagli Atenei.
L’autonomia riconosciuta agli Atenei francesi, tuttavia, è ben lungi da assumere il significato assunto in altri sistemi europei d’istruzione superiore e non è certo tale da minare in profondità i tratti egalitari che hanno sempre caratterizzato il sistema universitario francese. Benché sia sempre più diffusa, nella classe politica francese, la convinzione dell’«irréversibilité du mouvement d’autonomie des universités» e nonostante la longue marche delle università francesi in tale direzione la sua effettiva attuazione, tuttavia, è ancora molto debole rispetto ai sistemi di istruzione superiore degli altri Paesi europei, in quanto la Francia risente ancora dell’assetto centralista e uniforme che aveva caratterizzato l’Università imperiale. La trasformazione della governance istituzionale degli Atenei come risposta alle nuove funzioni assegnate alle Università, infine, trasferisce tendenzialmente la sede del potere accademico effettivo all’istituzione nel suo complesso. Tale transizione si scontra con la tradizionale tendenza del personale accademico a sentirsi più parte del proprio settore disciplinare che dell’istituzione universitaria rivolta alla comunità degli utenti del servizio. In tal senso può giovare rifarsi alla tradizione delle università tecniche, dotate tendenzialmente di una più forte identità istituzionale, i cui accademici possiedono quindi, generalmente, una propensione assai maggiore a identificarsi con la propria istituzione universitaria piuttosto che con il settore disciplinare di appartenenza.
Infine, benché i tratti del sistema francese d’istruzione superiore, quanto all’acquisizione di una nuova missione e di una riforma della governance degli Atenei diretta a favorirne il conseguimento, convergano in modo significativo con le riforme di altri sistemi europei, quali, ad esempio, quello spagnolo e italiano, non si può dire che ci si trovi dinanzi ad un modello unico a livello europeo ma che, soprattutto il sistema francese, preservi comunque una specificità legata alla sua storia tale da farne un modello «distinct, spécific, national».
(Fonte: M.Cocconi, «La governance degli atenei francesi» pubblicato sul sito dell’IRPA, Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione, giugno 2012)