Home 2012 12 Maggio RICERCA. CONTRO I PREZZI ESAGERATI DELLE PUBBLICAZIONI A CARATTERE SCIENTIFICO
RICERCA. CONTRO I PREZZI ESAGERATI DELLE PUBBLICAZIONI A CARATTERE SCIENTIFICO PDF Stampa E-mail
L'hanno chiamata "la Primavera dell'Accademia": gli 11mila scienziati che vi hanno aderito non pubblicheranno più i loro articoli su riviste a pagamento. Alla loro iniziativa si affianca oggi Wikipedia, che su richiesta del governo britannico si è impegnata a ospitare gratuitamente gli studi realizzati con i soldi dei contribuenti. "In un mondo che cambia, c'è bisogno di cambiare il modello economico delle pubblicazioni scientifiche" ha scritto sul Guardian il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales. Nel mirino c'è un settore che si arricchisce sempre di più mentre gli atenei affondano nei debiti: quello dell'editoria delle riviste scientifiche, che con i suoi 25mila titoli e un milione e mezzo di articoli l’anno (di cui solo il 20% accessibile senza pagare) muove un giro d'affari di 10 miliardi di dollari. Un abbonamento annuale a Tetrahedron, giornale specializzato in chimica organica, costa ad esempio 20mila dollari (l'equivalente di una borsa di dottorato). Altre riviste arrivano a 40mila. Il più grande (e odiato) fra gli editori scientifici - la Elsevier di Amsterdam, 2mila giornali scientifici pubblicati con il suo marchio - ha attraversato la crisi con un ricavo di 3,4 miliardi di dollari nel 2011 e un margine di profitto impensabile in quasi ogni altro campo dell'economia: 36%. "Se decidi di non appoggiare più Elsevier e i suoi giornali, aggiungi il tuo nome": l'appello partito il 21 gennaio dal blog del matematico di Cambridge Timothy Gowers si è ingigantito di giorno in giorno, arrivando oggi a 11.000 firme. Gli scienziati che aderiscono (molti gli italiani) s’impegnano a non inviare più i loro articoli alle riviste e a non partecipare alla valutazione dei lavori dei colleghi. Al boicottaggio (che continua a raccogliere adesioni sul sito thecostofknowledge.com1) si sono uniti due pesi massimi della scienza mondiale come il Wellcome Trust britannico (il più grande finanziatore di ricerca medica dopo la fondazione Gates) e l'università di Harvard negli Usa (la seconda istituzione non a scopo di lucro più ricca del mondo). Harvard, che spende ogni anno 3,75 milioni di dollari in riviste scientifiche (libri esclusi) ha scritto che "la situazione è diventata insostenibile".
(Fonte: E. Dusi, La Repubblica.it/scienze 05-05-2012)