Home 2012 18 Marzo RIFORMA. GOVERNANCE DEGLI ATENEI. DEMOCRAZIA E RESPONSABILIZZAZIONE DECISIONALE
RIFORMA. GOVERNANCE DEGLI ATENEI. DEMOCRAZIA E RESPONSABILIZZAZIONE DECISIONALE PDF Stampa E-mail

Una vera responsabilizzazione vorrebbe che ognuno prenda le decisioni in autonomia, rispondendo però delle conseguenze. Perché il Consiglio d’Amministrazione di un ateneo dovrebbe essere diverso da quelli di tutte le altre aziende, cui peraltro si vuole che l’università assomigli? Perché ha bisogno di un tutore come i minorenni? Su questa considerazione generale s’innesta la responsabilità interna al governo degli atenei, e quindi la modalità di composizione e il funzionamento degli organismi che gli statuti propongono per l’esercizio dell’autonomia. Il rischio è che questi organismi siano tanto più deresponsabilizzati quanto più ricevono deleghe in bianco. E ciò vale a prescindere dai meccanismi di nomina o di rappresentanza dal basso, molto variegati nei diversi atenei (tab. 1).


Tab. 1 – Modalità di nomina del Consiglio d’amministrazione in 22 atenei italiani i cui statuti sono stati pubblicati entro febbraio.

COMPONENTI INTERNI CDA

COMPONENTI ESTERNI CDA

nomina da

Senato

Accademico

nomina da

rettore

sistema

misto

elezione

nomina da

Senato

Accademico

nomina da

rettore

sistema

misto

12

3

3

4

10

5

7

54,55%

13,64%

13,64%

18,18%

45,45%



 

Qual è il metodo migliore? Quello elettivo o quello di nomina rettorale o quello misto, con commissioni che propongono e altri organismi che nominano scegliendo fra le proposte?
Non credo che il problema della responsabilità si risolva con la delega più o meno rappresentativa, considerata come segno di democrazia. L’esperienza e la storia ci hanno insegnato che è percezione illusoria di democrazia, nell’attribuzione di responsabilità riguardo ai processi decisionali, quella che la identifica in ogni caso nella via esasperatamente ‘rappresentativa’. Ci possono essere pessime decisioni, o prolungate deleterie non-decisioni, da parte di organismi rappresentativi – vediamo tanti esempi al riguardo – mentre molti sistemi funzionano ottimamente prescindendo da essi, e senza scadere nell’autoritarismo o nella dittatura. È percepita invece come democrazia realmente partecipativa quella che consente di monitorare e verificare costantemente le decisioni e gli effetti che ne derivano. Il dibattito penso vada indirizzato sui meccanismi di controllo degli organismi decisionali oltre (più?) che su quelli della loro scelta / designazione / elezione.
La parola chiave di un vero rinnovamento degli atenei (e non solo…) è la responsabilità degli organismi, elettivi o nominati che siano. Promuovere anzitutto la responsabilità finanziaria, come in altri sistemi già avviene: gli atenei ricevono fondi, dallo Stato e/o da privati o da organi sovranazionali, in base alla produttività, valutata con criteri oggettivi e predefiniti; e a cascata le strutture interne a ciascun ateneo sono finanziate in base alla specifica produttività sia scientifica sia didattica e organizzativa sia i Nuclei di Valutazione definiscono nel modo più trasparente. La responsabilità finanziaria è motivante quando rischia di toccare le tasche dei singoli docenti che fanno parte della struttura dove si assume una decisione ‘responsabile’, ad esempio riguardo alle assunzioni di personale: se si stabilisse che una parte dello stipendio, come indennità aggiuntiva, è variabile in base alla valutazione scientifica e didattica delle strutture – ben vengano a questo punto i criteri predefiniti, purché semplici e chiari – a nessuno converrebbe assumere asini o fannulloni solo perché vantano altri ‘meriti’ non proprio scientifici o di competenza didattica, né converrebbe consentire che altri lo facciano. (Fonte: S. Di Nuovo, roars 29-02-2012)