Home 2012 20 Febbraio RICERCA. INTERVISTA AL DIRETTORE GENERALE DI TELETHON. LA RICERCA È UNA COSA DA PROFESSIONISTI
RICERCA. INTERVISTA AL DIRETTORE GENERALE DI TELETHON. LA RICERCA È UNA COSA DA PROFESSIONISTI PDF Stampa E-mail

La maratona Telethon ha garantito anche quest'anno 30 milioni di euro (qualcosa in più è previsto a chiusura del bilancio a giugno) buona parte dei quali andranno a finanziare le ricerche di punta sulle malattie genetiche. Una buona conferma economica, dunque, con qualche preoccupazione dovuta alla crescita di quasi un terzo delle domande di grant, molte delle quali multicentriche. “E' un peccato perché dovremo selezionare di più, ma questo mostra anche quanta potenzialità di ricerca c'è anche in Italia” commenta Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, intervistata da Scienzainrete sulle recenti querelle in fatto di bandi, ricerca e metodi di valutazione.
A proposito di ricerche multicentriche, il ministro profumo è stato criticato per aver puntato nei recenti bandi Prin proprio sul carattere multicentrico delle ricerche. Non si possono presentare, infatti, domande che non prevedano almeno 5 diverse unità di ricerca. Cosa ne pensa?
Condivido alcune critiche formulate all'indomani della pubblicazione del bando. Bizzarro assegnare, per esempio, quote massime di domande presentabili da parte delle università. Quanto alle ricerche multicentriche, è spesso vero che le idee più innovative nascono da ricerche di singoli ricercatori o gruppi. Poi però mi sono andata a leggere il documento tecnico che accompagna i bandi Prin e ho capito un po' meglio le intenzioni del ministro Profumo, il quale giustamente dice che fra poco (il 2014 è dietro l'angolo) parte il nuovo programma di ricerca europea Horizon 2020 (con un budget di 80 miliardi di euro). Anche i ricercatori italiani saranno dunque chiamati a partecipare a progetti multicentrici e dovranno imparare a farlo un po' meglio di adesso. Visto che – come ha osservato lo stesso ministro – al VII Programma quadro abbiamo contribuito con il 15% di risorse portandone a casa appena l'8,5%. Segno che possiamo migliorare. Ma ci vuole allenamento.
I critici, soprattutto di provenienza accademica, dicono che le università non sono attrezzate per gestire questi processi. O che questi seguono logiche poco meritocratiche.
Il fatto che le università italiane non si siano dotate di un sistema di screening interno della ricerca, e di un suo governo strategico, è gravissimo; significa rinunciare a una delle funzioni più nobili dell'università. E fa bene Profumo a chiedere che si comincino a dotare di strutture in grado di stabilire scale di priorità, di programmare la ricerca e di saper scegliere di conseguenza i ricercatori più adeguati a questi obiettivi. Questo bando assegna alle università responsabilità strategiche che devono saper far crescere al loro interno.
Tornando al metodo telethon, quali altri presupposti deve avere una buona valutazione?
La peer review anonima viene accompagnata da due study sections, riunioni plenarie in cui i revisori si confrontano e arrivano spesso anche a cambiare giudizio sui progetti. Fatti salvi i peggiori (circa il 30%) e i migliori (un altro 30%) dove spesso vi è unanimità di giudizio, le riunioni plenarie servono per raggiungere un consenso sull'altro 40% dei progetti su cui esistono valutazioni discrepanti. Guardarsi in faccia e sostenere le proprie valutazioni davanti a una trentina di colleghi (tutti con diritto di voto) modifica abbastanza le cose... in meglio direi. Alla fine di questo vero e proprio “processo” noi diamo ai ricercatori sia le iniziali valutazioni dei quattro revisori, sia in forma sintetica il risultato del dibattito in plenaria. Credo che sia istruttivo anche per loro.
E’ impensabile che meccanismi e competenze del genere possano essere adottati anche nel pubblico, nel ministero stesso?
Gestire bandi competitivi implica tecnicalità precise. Disturba che non si conoscano nemmeno questi meccanismi peraltro ben noti. Basterebbe fare riferimento a com’è gestita la valutazione in centri come gli NIH e l'ERC. Attualmente il ministero della ricerca non è attrezzato per questo compito. Ci vuole insomma un’organizzazione e una strategia, che è sicuramente possibile istituire, magari partendo dalle università, come sembra augurarsi il ministro Profumo. Certo è che, a monte, sembrano anche mancare degli Advisory Boards, dei tavoli permanenti in grado di stabilire priorità di ricerca a livello nazionale, invece di andare al traino dei bandi europei.
(Fonte: Intervista a F. Pasinelli, www.scienzainrete.it 02-02-2012)