Home 2011 7 Dicembre STATUTI. I MEMBRI DEI NUOVI CDA DEVONO ESSERE NOMINATI PER COMPETENZE
STATUTI. I MEMBRI DEI NUOVI CDA DEVONO ESSERE NOMINATI PER COMPETENZE PDF Stampa E-mail
Il neo-ministro Profumo, ex rettore del Politecnico di Torino, si trova già di fronte a un problema di rilevanza strategica creato proprio dal suo ateneo. Negli scorsi mesi gli atenei hanno approntato i nuovi statuti in applicazione della legge Gelmini 240/10. La legge dispone che gli statuti siano emanati dai rettori dopo aver preso visione del parere ministeriale che può rilevare vizi di legittimità e di merito. Qualora ne fossero rilevati, il ministero può rinviare, una sola volta, agli atenei gli statuti con la richiesta di conformarsi alle osservazioni. Ma, e qui sta il punto, secondo quanto indicato dalla legge Gelmini (che rimanda specificamente alla legge 168/89), gli atenei possono anche non attenersi alle richieste del ministero mediante delibere votate dai senati accademici con maggioranza qualificata. Qualora ciò accada, il ministero può ricorrere per via giurisdizionale (Tar e Consiglio di stato). Ed è questo il caso che riguarda l’ateneo torinese: il Politecnico ha infatti deciso di non attenersi all’osservazione ministeriale sul modo in cui il nuovo statuto del Polito norma la composizione del consiglio di amministrazione, che stabilisce che i membri interni del proprio CDA siano eletti direttamente dalle quattro componenti della comunità universitaria (professori ordinari, associati, ricercatori, e personale tecnico-amministrativo; la quinta componente, quella studentesca, fa parte di diritto del CDA). Il ministero ha fatto presente che la legge 240 dispone che tutti i membri dei nuovi CDA, esterni e interni, siano «designati» o «scelti», e ha specificato che queste modalità, lette nel significato complessivo della riforma, non possono assolutamente essere interpretate come sinonimi di “elezioni dirette”. Il ministero sostiene infatti che il meccanismo di designazione o scelta previsto dalla legge significa che i membri del CDA devono essere nominati e che, in ogni caso, il meccanismo di scelta deve essere slegato da logiche di rappresentanza. La legge su questo punto è chiara: i membri del CDA devono essere scelti sulla base delle competenze. Anzi, a parere di molti, proprio il meccanismo di nomina per competenze dei CDA rappresenta uno degli aspetti più innovativi della legge Gelmini, tenuto conto che la stessa legge attribuisce al CDA il ruolo di decisore strategico delle università. Se il ministro Profumo non dovesse ricorrere contro il suo ateneo, non solo darebbe ragione a quelle quindici università (da Trieste a Genova, dal Politecnico di Milano a quello di Bari, dall’università del Sannio a quella di Parma) che hanno “provato” a forzare il significato autentico della legge 240 rispetto alla composizione del CDA, ma con effetto a catena favorirebbe anche un “rompete le righe” di tutti quegli atenei, la maggioranza, che hanno cercato di trovare soluzioni istituzionali aderenti allo spirito della riforma.
(Fonte: G. Capano, Europa 25-11-2011)