Home 2011 20 Novembre Al CDM un nuovo decreto: «Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti»
Al CDM un nuovo decreto: «Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti» PDF Stampa E-mail
Prima di lasciare il suo posto di ministro Mariastella Gelmini ha aggiunto un altro tassello alla sua riforma, facendo esaminare (e approvare?) dal Consiglio dei Ministri di venerdì 11 novembre il decreto che fissa i livelli essenziali nazionali del diritto allo studio (borse, reddito minimo per accedervi, strumenti per garantirle). Dentro, c'è il’aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio. Alcune novità, che contraddicono quanto concordato con le Regioni. E un’aggiunta a sorpresa: l'introduzione di un passaggio tutto dedicato alla «valorizzazione» dei collegi universitari privati. Un modo per riaprire l'accreditamento a nuove strutture. «Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti», recita invece, lo «schema di decreto», che figura tra quelli approvati l’11 novembre nel comunicato della presidenza del Consiglio. Cosa ci sia esattamente sotto questa rubrica è di difficile ricostruzione. Nel sito del governo, il testo non è mai stato pubblicato. Alle Camere, cui deve essere inviato per il parere, non è ancora pervenuto. E anche nelle stanze del ministero, si stenta a trovare chi l'abbia visto. Sotto forma di «indiscrezioni» il contenuto finale del decreto è già circolato tra gli addetti ai lavori. Un aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale. Non meno di 120 euro, non più di 200 euro. Questi sono i due estremi cui tutte le Regioni si dovranno ottenere. Un doppio tetto, fissato al rialzo. Con dentro tre scalini contributivi, di 120,140 e 160 euro, proporzionali al reddito degli studenti. Laddove oggi la media nazionale (tra Regioni che chiedono di più e Regioni che chiedono di meno) è di 110 euro. Non basta. Le Regioni avevano detto chiaramente, durante la conferenza Stato-Regioni, che doveva essere lo Stato a garantire i livelli essenziali del diritto allo studio, anche perché di risorse, dopo gli ultimi tagli, gli enti locali non ne hanno più. Il testo portato in Consiglio dei Ministri da Mariastella Gelmini prevede invece un contributo a carico delle Regioni. Il vero punto è che le risorse stanziate dal governo sono poche (26 milioni in finanziaria, più 150 milioni nella legge di stabilità) per garantire la borsa a tutti gli idonei. Lo scorso anno dei 180mila aventi diritto, 30mila sono rimasti fuori. Invece che rivedere gli investimenti in modo sostanziale, il ministro ha deciso di rivedere i criteri di accesso. Se oggi il reddito medio Isee (che varia da Regione a Regione) per accedere alle borse è di 17mila euro, in futuro dovrà essere più basso: 15mila al Sud, 16mila al Centro, 17mila al Nord. Ma su questa casella anche le "indiscrezioni" traballano. Di certo, il decreto stabilisce che qualunque sarà la cifra fissata, fino a lì paga lo Stato. Mentre, oltre quella soglia, un altro 10% di borse, dovrà essere garantito dalle Regioni. (Fonte: M. Gerina, L’Unità 17-11-2011)