Home 2011 7 Ottobre Università in concorrenza
Università in concorrenza PDF Stampa E-mail
I riformatori hanno affrontato soprattutto i problemi della gestione, del finanziamento pubblico, dei concorsi universitari. Ma nessun ministro si è ispirato al principio secondo cui le università sono tanto più brillanti, efficaci e produttive di nuovi talenti quanto più sono in concorrenza tra di loro. Per raggiungere questo risultato occorrerebbe anzitutto abolire il valore legale dei titoli di studio. Sino a quando tutte le università della penisola potranno rilasciare lo stesso «pezzo di carta» e i loro studenti potranno continuare a fregiarsi dello stesso titolo, quelle mediocri non saranno sollecitate a migliorare e quelle buone non raccoglieranno, se non parzialmente, i frutti del loro lavoro. In un grande Paese deve esservi spazio anche per le università di medio livello da cui possano uscire i quadri intermedi di ogni attività tecnica, amministrativa o professionale. Ma di questo passo e con questi metodi l'Italia rischia di avere soltanto quelle. Non basta. Niente giova alla reputazione di un’università quanto il rigore degli studi. Occorre evitare che gli esami possano essere ripetuti indefinitamente e ridurre il numero dei fuori corso. E occorrono infine pubbliche graduatorie in cui le università siano classificate secondo la qualità degli studi, l’autorità degli insegnanti e il successo nella vita di coloro che le hanno frequentate. Aggiungo che quando questo accadrà, aumenterà il numero degli studenti stranieri in Italia, oggi particolarmente basso. Un Paese moderno, nell'era della globalizzazione, non può ridursi a esportare cervelli. Deve anche importarli.
(Fonte: S. Romano, Corsera 03-09-2011)