Home 2011 12 Agosto I “furbetti” delle borse di studio
I “furbetti” delle borse di studio PDF Stampa E-mail
Gli atenei italiani in tempi di ristrettezza economica non vogliono più regalare fondi ai "furbetti" delle borse di studio. I controlli sono possibili sin dal 2000 - da quando l’agenzia delle entrate ha consentito alle università l'accesso ai propri archivi, ma si sono intensificati dopo i tagli del ministro Gelmini. Spinti a una gestione più oculata dei fondi, si sono fatti furbi e hanno deciso di investigare. Le richieste di aiuto allo studio ogni anno sono quasi mezzo milione - circa uno studente su quattro ne fa domanda - ma per mancanza dei requisiti o di soldi le borse erogate sono molte meno: 154mila per l'anno accademico 2009/2010. E non sempre vanno ad aiutare gli studenti più bisognosi. Fregare la concorrenza è abbastanza semplice: basta truccare l'Isee, cioè l'indicatore dello stato economico delle famiglie. Anche perché spesso per chiedere il finanziamento è sufficiente un'autocertificazione. L'ultima battaglia è quella ingaggiata dall'università di Genova e raccontata dal Secolo XIX: grazie a un accordo tra l'Agenzia ligure per i servizi scolastici e l'Agenzia delle entrate, sono state verificate a campione 101 attestazioni degli ultimi due anni. Ben 42 sono risultate false: nella metà dei casi si trattava di certificazioni clamorosamente false, mentre l'altro 50 per cento erano state "aggiustate" tralasciando qualche entrata minore per rientrare nella fascia di reddito più favorevole. Alcuni padri "operai" in realtà erano possessori di fuoriserie e di ville. Le borse ora saranno revocate e sarà chiesta la restituzione delle somme già erogate, mentre per i "furbetti" è già pronta una segnalazione alla Procura. Anche i dati dell'Ateneo toscano sono sorprendenti: su 109 autocertificazioni ispezionate, ben 50 sono irregolari. Non diversa la situazione alla Bicocca di Milano: durante i controlli del mese di aprile, nell'università milanese sono emersi 26 sforamenti. Si attesta al 10 per cento la quota di truffe anche a Parma secondo le analisi sul biennio 2007-2009 (278 anomalie su 2.692 controlli), mentre a Frosinone sfiora il 15 per cento. Chissà cosa accadrà quando i controlli diverranno sistematici. Forse si arriverà a un'altra maxi indagine come quella che ha coinvolto l'università di Napoli nel 2005. Cinque anni di attestazioni indagate, 600 studenti beccati e risarcimenti fino a 8.000 euro ciascuno. Qualcuno aveva dichiarato di aver preso casa in affitto senza mai portare una bolletta, altri avevano imbrogliato sugli esami e i più furbi avevano addirittura falsato l'anno di iscrizione sulle domande per risultare ancora in corso nonostante una lunga militanza accademica.
(Fonte: F. Perugini, Libero 29-07-2011)