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Tasse universitarie: risposta a Sylos
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L'effetto combinato di queste caratteristiche della proposta, può quindi implicare un forte trasferimento pubblico a favore dei meno abbienti per frequentare l'università. Farlo o non farlo dipende dalle preferenze della collettività: ma il mio strumento lo consente. Invito quindi Francesco e i lettori a distinguere tra il giudizio tecnico sullo strumento proposto e il giudizio su come può essere utilizzato nelle sue diverse modulazioni a seconda delle preferenze politiche della collettività.

Rimane ovviamente vero che le famiglie abbienti non hanno bisogno di prestiti perché sono ricche. Ma cosa c'entra questo con il giudizio sulla mia proposta? Il fatto che esistano ricchi e poveri dobbiamo prenderlo per dato, almeno nell'attuale situazione. Proprio partendo da questo dato di fatto, la mia proposta consentirebbe di favorire un maggiore accesso dei poveri all'istruzione terziaria rispetto alla situazione attuale e quindi di ridurre la disuguaglianza e incrementare la mobilità sociale.

"Altre questioni"

Le altre questioni toccate da Francesco sono in larga parte tangenziali rispetto alla mia proposta.

È vero: in Italia le tasse universitarie non sono zero, ma sono ridicolmente basse rispetto ai costi di erogazione del servizio. Dire che per questo in Italia si va all'università praticamente gratis mi sembra un'approssimazione non insensata. Però accetto la critica: un piccolo costo in termini di tasse universitarie c'è e avrei dovuto essere più preciso. D'altro canto Francesco ammetta che una differenziazione in fasce di reddito come quelle da lui citate (da 300 a 1500 ad esempio) implica un costo ridicolo per una famiglia abbiente. Continuo a non capire perché Francesco (e chi la pensa come lui) trovi accettabile che ad esempio un professore ordinario come me possa mandare i suoi figli all'università spendendo solo poco più di 2000 euro di tasse universitarie l’anno.

Inoltre la mia proposta tiene in considerazione il fatto che dobbiamo finanziare anche le spese di alloggio e trasferimento degli studenti: anche per queste spese potrebbe essere chiesto il prestito.

Infine, inutile discutere di qualità del sistema universitario, o specificamente della Bocconi: abbiamo opinioni diverse e usiamo unità di misura differenti. E poi entrambi i nostri interventi hanno confuso didattica e ricerca, valutazione generale e field specific.

Rimane invece il fatto che quale che sia il livello attuale dell'università italiana si possono migliorare le cose e a questo aspira la mia proposta.

A questo punto, ad altri la parola.

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[1] Vedi ad esempio, limitandosi solo all'evidenza italiana più recente: Checchi, Fiorio e Leonardi (2011), "Intergenerational persistence of educational attainment in Italy", IZA Working Paper 3622, http://www.iza.org/en/webcontent/publications/papers/searchResults.

Mentre dati precisi sulla ricchezza sono meno diffusi e quindi la relazione tra istruzione e ricchezza è stata meno frequentemente stimata, la relazione tra istruzione e reddito da lavoro è forse la relazione maggiormente studiata da economisti e sociologi. Qualsiasi manuale di economia del lavoro riporta rassegne di studi per ogni paese del mondo che confermano una relazione positiva e statisticamente molto significativa: nei paesi avanzati, mediamente, un anno di istruzione è associato ad un aumento del reddito da lavoro pari a circa il 6-8% (vedi, ad esempio, Brucchi Luchino. "Manuale di Economia del Lavoro", Il Mulino).

[2] Il dato non è inventato, ma è tratto da Checchi, Ichino e Rustichini (1999), "More equal but less mobile? Education financing and intergenerational mobility in Italy and in the US", Journal of Public Economics, Tabella 8, pag. 360, http://www2.dse.unibo.it/ichino/dc-ai-ar%60%60moreequal-jpe.pdf)

[3] Il Teorema di Bayes mette in relazione questi concetti statistici nel modo seguente:

P(L=1|Y=0) = Pr(Y=0|L=1) Pr(L=1) / [ Pr(Y=0|L=1) Pr(L=1) + Pr(Y=0|L=0) Pr(L=0)] (5)

dove è evidente che per avere P(L=1|Y=0), ossia l'indicatore che ci interessa, a partire da Pr(Y=0|L=1), ossia quello che dicono i dati Almalaurea, servono due altre informazioni: Pr(L=1) e Pr(Y=0|L=0), fornite nel mio articolo con Checchi e Rustichini (e non solo).

Analogamente per la seconda probabilità condizionata:

P(L=1|Y=1) = Pr(Y=1|L=1) Pr(L=1) / [ Pr(Y=1|L=1)Pr(L=1) + Pr(Y=1|L=0) Pr(L=0)]  (6)

[4] Vedi nota 2. Per essere ancora più precisi e depurare il confronto dalle variazioni delle distribuzioni marginali, la letteratura compara gli odds ratios, ossia i rischi relativi, definiti come:

Pr(L=1|Y=0)/ Pr(L=0|Y=0)    e    Pr(L=1|Y=1)/  Pr(L=0|Y=1)             (7)

Questi rischi relativi sono gli indicatori menzionati nella citazione che segue tratta dall'articolo con Checchi e Rustichini.

[5] Si veda l'articolo per ulteriori analisi e risultati, in particolare sulla relazione positiva tra istruzione e reddito, che in questa sede giustifica la considerazione delle famiglie con genitori laureati come famiglie economicamente avvantaggiate.

[6] Ringrazio Daniele Terlizzese, con cui sto lavorando ad un rapporto esteso sulla nostra proposta di riforma del finanziamento universitario, per l'aiuto nel reperimento di questi numeri, e per la conversione da redditi netti a redditi lordi nei dati Banca d'Italia.

[7] Trascurando, in prima approssimazione, l'imprecisione derivante dalla combinazione di redditi familiari e individuali.

(Fonte: A. Ichino, scienzainrete.it 20-06-2011)