Home 2011 8 Giugno Prestiti di stato e aumenti delle tasse
Prestiti di stato e aumenti delle tasse PDF Stampa E-mail

Oggi l'Erario non può destinare somme maggiori agli atenei, neanche se tagliasse, come sarebbe auspicabile, altri sprechi nella spesa pubblica o recuperasse evasione fiscale. C'è però una strada alternativa percorribile, promossa dall'Osservatorio sull'Università del Gruppo 2003 che ha dato origine ad un'interrogazione parlamentare presentata al Senato il 18 maggio (http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/tasse-piu-alte-studi-migliori). Una strada contro cui sta montando un'opposizione ideologica ottusa e preconcetta, costruita su una descrizione fuorviante e infondata della proposta. Sono molti gli studenti che sicuramente potrebbero pagare di più per i loro studi universitari: sono i figli delle famiglie abbienti che attualmente pagano meno di quanto costi il loro addestramento. Questo consente loro di incrementare il capitale umano e i redditi futuri a spese della fiscalità generale, e in particolare dei poveri che pagano le tasse ma mandano con minor frequenza i figli all'università. Non riesco a trovare un solo argomento contro la proposta di alzare le tasse universitarie pagate dagli studenti più abbienti. È comunque uno scandalo che essi non paghino per un investimento di cui loro per primi godranno. Sorprende che la sinistra ancora non se ne sia accorta. Ma che fare per gli studenti meno abbienti? Purtroppo, non bastano le tasse universitarie pagate dai super ricchi per finanziare un'istruzione terziaria di alta qualità per tutti gli altri che meritano di accedervi. E d'altro canto, dare ai poveri un'università gratis ma di pessima qualità è una truffa. Sono loro gli studenti maggiormente interessati ad atenei ben finanziati, che funzionino meglio e possano offrire quell'ascensore sociale che manca nel nostro Paese. Nonostante istruirsi costi poco in Italia, la mobilità intergenerazionale è tra le più basse nei paesi avanzati.  Esiste poi una classe media che potrebbe pagare gli studi universitari dei suoi figli, se di questi costi fosse avvertita per tempo. In Usa molte famiglie iniziano quando i figli nascono a mettere da parte per il loro "college". Ma in Italia queste stesse famiglie rifiuterebbero oggi, a buon diritto, un improvviso aumento delle tasse universitarie, anche se a regime fosse equo e consentisse di migliorare la qualità degli atenei. Una soluzione c'è, però, anche per questi casi. Le università potrebbero essere lasciate libere, se vogliono, di aumentare le tasse universitarie (differenziate per reddito familiare) e lo Stato potrebbe anticipare l'eventuale spesa aggiuntiva degli studenti meno abbienti ad una condizione: che siano essi stessi (e non le loro famiglie) a dover ripagare il debito, ma solo se e quando, e qui sta il punto cruciale, arriveranno a guadagnare un reddito sufficiente per farlo. Solo da quel momento, e comunque gradualmente, dovranno saldare il loro debito attraverso una voce specifica del prelievo fiscale a cui saranno assoggettati.
(Fonte: A. Ichino, Il Sole 24 Ore 27-05-2011)

Un Commento:

In uno Stato in cui l'evasione fiscale (e quindi l'assoluta virtualità della dichiarazione dei redditi e di conseguenza chi figura come povero e come ricco) è lo sport nazionale, una proposta del genere è perlomeno ingenua. Ma il punto non è questo. Il punto è che con i redditi che si prospettano in futuro per gli studenti attuali la percentuale di chi non sarebbe in grado di restituire la somma sarebbe talmente alta che si finirebbe ben presto per dire "oh, scusate, dobbiamo rivedere la soglia minima entro la quale bisogna restituire", perché si sfonderebbe il budget messo a disposizione (che probabilmente sarebbe comunque insufficiente persino in partenza, visto la generosità degli stanziamenti) rapidissimamente. Dato che "non ci sono soldi" (così si dice) - ossia fondi statali -, ci andrebbero di mezzo o gli studenti o gi atenei (che però, visto che sono baronalmente rappresentati in parlamento, vedrebbero bene di non andarci di mezzo, rivedendo appunto la soglia minima). E se ci assicuraste che non accadrebbe, onestamente... non vi si filerebbe nessuno, perché di rassicurazioni campate in aria ce ne siamo sorbite una valanga negi ultimi venti anni. D'altro canto gli studenti dopo poco si sarebbero indebitati per cifre talmente alte che solo i figli dei plutocrati italiani (quelli che non avrebbero bisogno del prestito, circa il 10%) potrebbero restituirli in tempi non biblici, Scordavo... il meccanismo è tra l'altro del tutto inefficiente: Gli atenei non hanno soldi quindi li fanno pagare attraverso un innalzamento delle tasse a piacere agli studenti; gli studenti non possono pagare quindi gli atenei dovrebbero riassorbire la perdita... qual è il vantaggio se non per il governo che così non si vedrebbe rinfacciare di non aver investito scaricando la responsabilità del finanziamento sugli atenei? (e distinguo stato da governo, perché il governo non rappresenta più, ormai, lo stato, questo ormai è evidente).
(da Paola, Il Sole 24 Ore 30-05-2011)