Ricercatori stranieri. Intervista ad Alberto Mantovani |
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Mantovani è prorettore dell'Università degli studi di Milano e direttore scientifico dell'Ospedale Humanitas, sede del nuovo corso di laurea internazionale di Medicina e chirurgia, l'International medical school, Quali sono le leggi che intralciano il vostro lavoro? Alla Humanitas dirigo un centro di ricerca con 300 studiosi che arrivano da ogni parte del globo: brasiliani, indiani, cinesi, canadesi, statunitensi. Per farli entrare in Italia siamo costretti a raccogliere montagne di autorizzazioni. Scaduto il primo permesso di soggiorno è peggio: rimangono in fila giorno e notte davanti alla Questura come badanti e lavapiatti. Massima stima per questi lavoratori, ma è possibile che non si riesca a trovare una corsia preferenziale per i giovani scienziati stranieri? Altre richieste? Non parliamo del caso in cui la moglie voglia raggiungere il marito scienziato. O viceversa. Una tragedia. Tutta colpa del Governo? Affatto. Sono tra i pochi ad aver difeso il ministro Gelmini. La sua non è la riforma dei miei sogni, ma introduce elementi di meritocrazia. Però ci sono errori marchiani: se ho un finanziamento da una charity non italiana e ho bisogno di avere un tecnico di laboratorio posso assumerlo solo con i soldi dell'università, non con i miei fondi. È come se si immaginassero dei laboratori in cui lavorano solo scienziati.(Fonte: Il Solew 24 Ore 24-05-2011) |