Home 2011 23 Maggio Il 7° rapporto UE sui sistemi d’istruzione dei paesi membri
Il 7° rapporto UE sui sistemi d’istruzione dei paesi membri PDF Stampa E-mail

È stato presentato lo scorso 19 aprile a Bruxelles il 7° Rapporto annuale dell'Unione europea sui sistemi d'istruzione dei Paesi membri. Dieci anni dopo gli obiettivi fissati a Lisbona e meno di dieci prima della scadenza della Strategia Europa 2020, il Rapporto ha fatto il punto sullo stato di avanzamento delle riforme nell'ambito dell'istruzione e della formazione professionale nei 27 paesi UE più Croazia, Macedonia, Islanda, Turchia, Norvegia e Liechtenstein.

Per quanto concerne l'istruzione universitaria, è abbastanza prossimo alla realizzazione l'obiettivo che fissa al 40% la quota di laureati nella popolazione in età 30-34 anni: in realtà già nel 2009 undici Paesi (Irlanda, Danimarca, Lussemburgo, Finlandia, Cipro, Svezia, Francia, Belgio, Regno Unito, Lituania e Paesi Bassi) avevano raggiunto tale risultato. L'Italia, nonostante sia quasi riuscita a raddoppiare nel decennio la qualificazione della popolazione adulta (passata dall'11,6% del 2000 al 19% del 2009), è ancora lontana dal traguardo e figura agli ultimi posti dell'ideale graduatoria così come si posiziona in basso anche a proposito degli indicatori che misurano lo stato attuativo del Processo di Bologna (degree system, quality assurance e riconoscimento accademico). La mobilità studentesca è in aumento, ma non è ancora un'opportunità per tutti: poco sviluppata a livello d'istruzione professionale, lo è molto di più a livello universitario per effetto del Programma Erasmus, dell'Azione Marie Curie e dei programmi bilaterali. Gli studenti dei 27 paesi europei che nel 2008 hanno scelto di compiere gli studi superiori al di fuori dei confini nazionali si sono distribuiti negli Usa (18,7%), nel Regno Unito (10%), in Australia (6,9%), in Canada (5,5%), in Russia (4,3%) e nei restanti paesi europei (in Italia il 2%). In crescita il numero degli studenti indiani (43.000 unità) e cinesi (116.000 unità) che preferiscono le università europee. In media la spesa pubblica europea complessiva per l'istruzione è stata piuttosto stazionaria rispetto all'inizio del decennio (4,98% del Pil, in Italia 4,29%), più alta di quella del Giappone (3,5%), ma più bassa rispetto agli Usa (5,3%). Usa e Giappone dispongono, al contrario dell'Europa, di un solido sistema di finanziamenti privati tanto è vero che, secondo il Rapporto, i 27 paesi europei avrebbero bisogno di investire annualmente più di 10 mila euro per studente (pari a una spesa complessiva di almeno 200 miliardi di euro l'anno) per raggiungere il livello statunitense.

Leggi il comunicato stampa sul sito dell'Unione europea.
(Fonte: M.L. Marino, rivistauniversitas 12-05-2011)