Home 2011 18 Aprile Università di transito. Concorsifici per conto terzi
Università di transito. Concorsifici per conto terzi PDF Stampa E-mail
Il fenomeno dei vincitori non chiamati dalle facoltà che avevano messo a concorso i posti sembra singolarmente allignare nelle università telematiche. Nella famosa (omissis) università discussa proprio per il ricorso massiccio a ricercatori a tempo determinato in qualità di docenti, molti concorsi sono finiti nel nulla. Tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011, in sei prove, a Economia, a Giurisprudenza (due volte), a Ingegneria, le facoltà in questione si sono «dimenticate» di chiamare gli idonei mentre, in altri quattro casi, a Lettere, Ingegneria, Psicologia e Giurisprudenza, la chiamata non è avvenuta perché i prescelti non combaciavano con le esigenze della facoltà. Un paio di questi è finito a Parma e a Genova, trasformando l'ateneo telematico di (omissis) in un concorsificio per conto terzi. Meglio (o peggio), ha fatto un’altra università telematica (omissis): in cinque anni, dal 2006 al 2011 (l'ultimo caso a gennaio di quest'anno), a fronte 12 assunti, sono stati promosso 54 ordinari o associati, che si sono accasati altrove, mentre 25 hanno ottenuto l'idoneità pur rimanendo nell'università di appartenenza. Nella maggioranza dei casi è stato la facoltà telematica a non volerli, con la formula di rito. «Questo fenomeno», spiega una fonte ministeriale che ha chiesto l'anonimato, «nasconde talvolta accordi all'interno dei gruppi disciplinari per bypassare intoppi a livello locale. Quando un gruppo di docenti decide di mettere in cattedra uno studioso sapendo che nella facoltà di destinazione, per divisioni locali, non si sarebbe bandito mai un concorso, ricorre al passaggio nell'ateneo compiacente. Quest'ultimo, privato e telematico, spesso sotto-organico, ha tutto l'interesse a dimostrarsi attivo nel reclutamento, senza mai appesantire i ruoli, coperti da personale a termine e poco costoso». Di certo, nessuno dei docenti ricusati ha avuto da eccepire, né da protestare. Non si è mai sentito di ricorsi al Tar, né incatenamenti ai portoni dei rettorati.
(Fonte: G. Cerri, ItaliaOggi 13-04-2011)