La riforma delle professioni |
Di riforma delle professioni se ne parla dall'inizio della legislatura. La proposta Siliquini è tuttora in calendario, anche se è esaminata a singhiozzo. Nella proposta non si parla espressamente di competenze, perché si tratta di un disegno di legge quadro che per i dettagli rinvia a regolamenti attuativi. L'intento è di modernizzare le professioni, partendo dal presupposto che sono comunque necessarie. Niente deregulation, insomma. La regolamentazione delle professioni – si legge nella relazione di accompagnamento al DDL – non costituisce «un relitto del passato», «ordini e collegi professionali non discendono affatto dalle corporazioni medioevali». Ben vengano il mercato e la concorrenza, ma i cittadini e le imprese devono essere in grado di scegliere un professionista "certificato", con un'adeguata formazione universitaria, un tirocinio professionalizzante o il superamento di un esame di Stato e la cui indipendenza e correttezza sia garantita dall'ordine di appartenenza. Più avanzata, invece, la nuova disciplina dell'ordinamento forense, già approvata dal Senato e in calendario sempre alla commissione Giustizia della Camera. Nella riforma (atto C3900) si parla anche di competenze. Anzi, l'articolo 2 – che riserva l'attività di consulenza e di assistenza legale stragiudiziale agli avvocati – ha innescato le critiche delle associazioni di consumatori, che sarebbero così estromesse dalla difesa dei cittadini di fronte agli organismi di conciliazione, ed è stato stigmatizzato da diverse autorità di garanzia, a cominciare dall'Antitrust, che vi vede limiti alla concorrenza.(Fonte: Il Sole 24 Ore 04-04-2011) |