I finanziamenti alle università private |
|
|
|
Nell'ultima versione del maxiemendamento alla Finanziaria approvato dalla Camera c'è un finanziamento di 25 milioni in più per "le università non statali legalmente riconosciute". Anche per le università statali il governo ha allargato i cordoni della borsa: con 800 milioni in più per il 2011, 500 per il 2012 e altrettanti per il 2013. Il taglio da tre anni a questa parte aveva decurtato del 45% i fondi destinati alle università private. Lorenzo Ornaghi, il rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, aveva criticato questa scelta: "Gli effetti perversi dei provvedimenti dei governi dal 2007 a oggi stanno colpendo in maniera irragionevolmente dura, con diversi 'tagli tecnici lineari', le università non statali più di quelle statali, e fra tutte le non statali la nostra più delle altre". Ornaghi ha sciorinato i dati: "Ci sono stati tolti 12 milioni (dai 55 del 2007 siamo passati ai 42,9 del 2009), dal prossimo anno saremo privati di altri 13 milioni; il finanziamento statale diventa la metà di quello che era nel 2007 (da 55 milioni a 30,1)". Dunque, con il maxiemendamento, ai 30,1 milioni ne sono stati aggiunti 25 per un totale di 55,1 milioni e perciò il finanziamento è stato ripristinato ai livelli del 2007. Gli studenti replicano così al rettore dell’università Cattolica di Milano, L. Ornaghi, che, a sentir loro, “non ha mandato giù i tagli agli atenei privati, in particolare il suo, e ha chiesto e ottenuto autonomamente ben 25 milioni in più per le università private”. “Teniamo a spiegare al rettore Ornaghi – scrivono – che il suo ateneo è per l’appunto privato, e come tale chiede agli studenti una contribuzione studentesca senza quel limite del 20%, rispetto ai fondi inviati dallo Stato, che caratterizza gli atenei statali. Questo significa che egli dovrebbe già ringraziare che lo Stato fornisce un sostegno a un ateneo che prende dagli studenti ben 149.415.302 euro, e che quei 25 milioni che pretende dallo Stato sono presi dalle tasche di contribuenti la cui stragrande maggioranza non potrà mai pagare 3 mila euro per iscriversi al suo ateneo”. (Fonte: R. Lupoli, università.it 17-11-2010)
|