Home 2011 28 Marzo In calo matricole e laureati
In calo matricole e laureati PDF Stampa E-mail
Tutte le facoltà perdono iscrizioni (-5% nell’ultimo anno, -9,2% negli ultimi 4) - anche se le scientifiche tengono meglio - e il Sud e il Centro Italia soffrono di più rispetto al Nord. A fotografare il poco confortante scenario dell’istruzione superiore in Italia (in controtendenza gli atenei privati che registrano un aumento delle immatricolazioni del 2% assorbendo il 6,6% degli immatricolati totali) sono due rapporti, uno realizzato dal CUN (Consiglio universitario nazionale), l’altro elaborato dal consorzio AlmaLaurea, entrambi presentati oggi nella sede della CRUI. Sul banco degli imputati certamente c’è la crisi economica - per molte famiglie mantenere un figlio all’università è diventato un costo insostenibile - ma non solo. «Manca un’efficace politica di orientamento nelle scuole superiori che sventi il rischio di avere una massa di giovani di serie B rispetto agli altri Paesi» ha spiegato il presidente del CUN Andrea Lenzi puntando l’indice anche contro una campagna mediatica che non ha giovato al settore (si continua a dire troppi laureati, non trovano lavoro ecc...). E sicuramente gli investimenti in istruzione non fanno onore al nostro Paese: fra i 28 paesi dell’Oecd, infatti - ha sottolineato il presidente di AlmaLaurea, Andrea Cammelli - il finanziamento italiano, pubblico e privato, in istruzione universitaria è più elevato solo di quello della Repubblica Slovacca e dell’Ungheria (l’Italia vi destina lo 0,88% del Pil, contro l’1,07 della Germania, l’1,27 del Regno Unito, l’1,39 della Francia e il 3,11 degli Stati Uniti). Insomma, per dirla con le parole del rettore della Sapienza, Luigi Frati, presente stamani in CRUI, si brucia il futuro dei giovani e del Paese se si continua a investire in comunità montane inutili piuttosto che in istruzione e ricerca. Quali che siano le cause, l’università ha perso appeal. Lo dimostra il fatto che pur essendo aumentati i diplomati delle scuole superiori - +0,9% nel 2010 - si sono iscritti in meno all’università: il 62%, contro il 66% del 2009, il 65% nel 2008 e il 68% nel 2007. Eppure la laurea continua a «pagare»: i laureati presentano un tasso di occupazione di oltre 11 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati (77 contro 66%) e anche la retribuzione premia i titoli di studio superiori: è più elevata del 55% rispetto a quella percepita dai diplomati. Cionondimeno è indubbio che, anche se un po’ meno rispetto all’anno passato, i laureati fanno ancora fatica a trovare lavoro dopo aver messo in tasca il titolo di studio.
(Fonte: La Stampa 07-03-2011)