Home 2011 26 Febbraio Perché diminuiscono i laureati
Perché diminuiscono i laureati PDF Stampa E-mail
Negli ultimi anni il motivo è in primo luogo la crisi economico-finanziaria che però rende soltanto più pesanti alcuni vecchi vizi tipici dell'università italiana. Nelle nostre università, si laurea solo il 32,8% degli studenti che si sono iscritti (e quasi 2 studenti su 10 abbandonano già dopo il primo anno): con lo spreco di risorse che si può immaginare. Si tratta di una situazione prodotta in primo luogo da un’illusione di promozione sociale: parecchi giovani, con le loro famiglie, pensano che la laurea, il «pezzo di carta», darà loro accesso a un posto ben remunerato (in ogni caso remunerato in misura superiore rispetto a un mestiere manuale). Ma molti di questi giovani, dopo essersi iscritti, abbandonano poi l'università, per disaffezione e mancanza d’interessi, mentre quelli che riescono a laurearsi conseguono un titolo del tutto vuoto di contenuti culturali e scientifici (perché perseguito per soli motivi di carriera, scalando i vari gradini dell'«esamificio», in cui le nozioni apprese all'ultimo momento si perdono appena l'esame è finito). E’ una situazione prodotta anche da un’università concepita e attuata come un ente assistenziale, in cui si può parcheggiare per lunghi anni, poiché le tasse sono abbastanza basse (essendo la maggior parte dei costi universitari a carico dei contribuenti). In questo carattere assistenziale delle nostre università è da cercare anche la radice dello scarso impegno con cui un numero elevato di studenti le frequenta (o piuttosto non le frequenta, dato che nelle facoltà umanistiche solo una minoranza esigua è presente alle lezioni e ai seminari). Uno studio su studenti dell'Università Bocconi dimostra che il loro rendimento migliora quando aumentano le tasse universitarie pagate direttamente dalla famiglia dello studente stesso. «Invece, quando le rette universitarie sono pagate soprattutto dal contribuente, gli incentivi degli studenti si annacquano assai». Sarebbe molto meglio, pertanto, che le tasse fossero più elevate ma che al tempo stesso ci fossero per i meritevoli molte borse di studio, «prestiti d'onore», eccetera. La generale decadenza delle università statali (fatte salve, naturalmente, le isole di eccellenza, che pur ci sono) spiega perché gli studenti che conseguono un voto di maturità superiore a 90 s’indirizzano sempre più verso università non statali, come la Luiss di Roma, la Bocconi di Milano, il Campus biomedico di Roma, il San Raffaele di Milano. A questi studenti, e alle loro famiglie, le lauree interessano non come «pezzi di carta», ma per l'effettiva preparazione che esse garantiscono e che permetterà anche un più agevole inserimento nel lavoro. Si manifesta qui una concezione meritocratica, che fa ben sperare, anche se essa è in forte contrasto con la concezione assistenziale che domina largamente nel Paese e che ne determina il ristagno.
(G. Bedeschi, Corsera 01-02-2011)