Home 2011 26 Febbraio 36 atenei in difficoltà economiche per i mancati sconti del decreto milleproroghe
36 atenei in difficoltà economiche per i mancati sconti del decreto milleproroghe PDF Stampa E-mail

Il milleproroghe manda in fumo anche parte di quelle assunzioni previste in alcuni atenei secondo la riforma Gelmini. Sono 36, infatti, su un totale di 66, gli atenei statali che, tabelle alla mano, rischiano il dissesto finanziario. Con la conseguenza immediata di non poter assumere personale per l'anno in corso, nella migliore delle ipotesi. Sempre che, poi, non scatti il commissariamento. E il primo effetto dell’addio per il 2011 e per la prima volta, ai consueti sconti sui criteri di calcolo del rapporto fra la spesa di personale e Fondo del finanziamento ordinario delle università (Af/Ffo), inseriti ogni anno nel decreto milleproroghe. Fino al 2010, infatti, questo conteggio era alleggerito da una serie di correttivi a favore degli atenei che sottraevano dalle spese di personale l'ammontare complessivo degli aumenti stipendiali maturati nell'anno precedente, le retribuzioni dei docenti assunti a seguito di convenzioni con enti esterni e infine impone di conteggiare per due terzi (non per intero), il personale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale nelle facoltà di medicina. Questi alleggerimenti erano stati fino a ora determinanti per far quadrare i bilanci e permettere alle università di non superare la soglia del 90% dell'Ffo così come previsto dalla legge finanziaria del 1998. Ma senza sconti e con la legge Gelmini appena approvata (n. 240/2010) molti atenei rischiano la paralisi del reclutamento, vanificando in questo modo anche l'assunzione dei 1.500 professori associati promessi dal governo.

L'università più lontana dal tetto è l'ateneo di Urbino Carlo Bo, il cui rapporto tra assegni fissi e Fondo del finanziamento ordinario per il 2009 già con gli sconti arriva al 102,72%, senza applicare la normativa vigente invece, arriverebbe addirittura a 106,49%. Al secondo posto c'è l'ateneo di Cassino che per buste paga spende il 95,67% (senza correttivi 100,28%) dell'assegno staccato ogni anno dallo stato, seguita dall'ateneo di Bari con il suo 93,33%, dell'Aquila 92,35% i cui conti puri arrivano rispettivamente al 99,58% e al 101,59%. Ma nella rete finiscono anche tante altre università fino ad ora con i bilanci sotto soglia: dall'università di Roma Tor Vergata (99,15%) a quella del Molise (99,92%), dall'università degli studi Modena e Reggio Emilia (97,87%) alla seconda università degli studi di Sassari (97,12%).
(B. Pacelli, ItaliaOggi 16-02-2011)