Home 2011 26 Febbraio In attesa i nuovi contratti di ricerca per il personale universitario
In attesa i nuovi contratti di ricerca per il personale universitario PDF Stampa E-mail

Almeno fino all'emanazione delle nuove norme. È quanto trapela dal ministero dell'università che, sollecitato dalle controverse interpretazioni sorte a seguito dell'applicazione della legge Gelmini (240/10), spiega che «i rapporti in essere continuano a produrre effetti fino alla loro scadenza». Un sospiro di sollievo, quindi, per gli oltre 26mila tra contrattisti e assegnisti. Ma solo per ora. Perché questi dovranno comunque attendere l'emanazione della nuova disciplina per continuare a svolgere l'attività di ricerca. Ma la legge ha congelato anche la programmazione che gli atenei dovranno fare sui bandi dei dottorati di ricerca. Anche in questo caso le università aspettano chiarimenti sull'interpretazione dell'articolo 19 sui dottorati.

La situazione. La riforma dell'università entrata in vigore il 29 gennaio 2011 abolisce i vecchi assegni di ricerca (legge 449/97) ma anche i precedenti contratti a tempo determinato banditi secondo la legge Moratti (230/05) demandando tutto a un nuovo regolamento ministeriale. In attesa della sua emanazione però le università hanno applicato la legge nel modo più stringente e come denuncia il Coordinamento dei precari della ricerca e della docenza, addirittura, sostenendo «l'impossibilità di procedere ai rinnovi di assegni e contratti a tempo determinato già previsti dai bandi originali e a fermare le procedure di svolgimento dei concorsi e quelle di presa di servizio per i vincitori di assegni di ricerca banditi precedentemente all'entrata in vigore della legge». Da qui la richiesta di chiarimenti al ministero. Che in una risposta informale spiega come i contratti in essere continuino a essere in vigore fino alla loro scadenza e che per il futuro quindi ci penserà la nuova disciplina, così come sancisce la legge.

Il problema dei dottorandi. Ma non solo assegnisti e contrattisti perché i nodi da sciogliere riguardano anche i dottorandi di ricerca. E proprio in questo periodo dell'anno, infatti, che gli atenei, bilanci alla mano, cominciano a stabilire la disponibilità per le borse, cosa che il passaggio confuso della riforma ha impedito di fare. La legge fa, infatti, saltare l'obbligo per gli atenei di bandire senza certezza della borsa il 50% dei posti. Ma non è chiaro, dice l'Associazione dei dottorandi, «se ciò si può tradurre in una liberalizzazione dei posti privi di borsa o se questi, invece, vengano del tutto eliminati». Davanti a questa serie di quesiti la Gelmini ha fatto sapere che la materia sarà affrontata in un apposito regolamento sui dottorati di imminente emanazione. Intanto, in assenza di questo regolamento, le università e gli altri enti di ricerca non potranno bandire i nuovi concorsi per il dottorato. E, come sottolinea l'ADI, «il blocco dei dottorati fa il paio con il blocco delle procedure di attribuzione degli assegni di ricerca».
(B. Pacelli, ItaliaOggi 22-02-2011)