Home 2011 26 Febbraio Aperto all’Unibo 'il cortile dei gentili'
Aperto all’Unibo 'il cortile dei gentili' PDF Stampa E-mail

"La laicità non è né una dottrina né una fede, è metodo". Così il rettore dell'UNIBO Ivano Dionigi ha sintetizzato il senso della riflessione internazionale lanciata il 12 febbraio a Bologna con il debutto italiano de 'Il cortile dei gentili', che poi avrà il suo varo a Parigi il 24 e il 25 marzo. Si tratta dell'apertura di uno spazio di dialogo tra credenti e non credenti che la Fondazione nata in seno al pontificio consiglio della Cultura ha voluto si aprisse proprio all'Alma Mater. La richiesta di ospitalità a Dionigi per questa anteprima assoluta è giunta lo scorso giugno dal cardinale Gianfranco Ravasi, che presiede il consiglio della Cultura e che è intervenuto il 12 febbraio nell'aula Magna subito dopo il rettore. Sottolineando che la scelta di far partire l'iniziativa dalle Due Torri "è un regalo e un riconoscimento a tutta la comunità bolognese", Dionigi ha spiegato che "un'università laica e pubblica, forte della sua cultura e della sua autonomia, non teme alcuna sfida culturale e si confronta su qualsiasi tema". Non solo, "se ci sono conflitti d’ignoranza e non di cultura, come accade oggi, l'universita' deve e può adoperarsi per ridurre questi conflitti" ha rimarcato ancora, convinto anche che "oggi c'è una sovrabbondanza di mezzi che finisce per oscurare la riflessione sui fini". (Adnkronos 03-02-2011)

Se nel dialogo interreligioso va evitato il rischio del sincretismo, quali incognite può presentare l’incontro con chi non crede? Ha risposto il cardinale Ravasi: “Il rischio eventuale potrebbe essere soltanto quello di un dialogo accademico, un dialogo che alla fine semplicemente trovi quel minimo comune denominatore. Io voglio che si pongano veramente questioni radicali - questioni di antropologia, quindi bene e male, vita e oltre vita, l’amore, il dolore, il senso del male - domande che siano sostanzialmente alla base dell’esperienza umana. Ma voglio anche che, per esempio, ci s’interroghi sulla qualità della teologia, proprio per far comprendere che la teologia non è un relitto del paleolitico, del passato, è invece una disciplina che ha un suo statuto, una sua tipologia di metodo, è un altro sguardo dato alla realtà. Vorrei anche arrivare a qualche punto ulteriore, che vedo già interessare molti atei, ed è quello della spiritualità dell’ateo, perché la trascendenza non è soltanto ciò che insegna la teologia, è anche insita nella ragione stessa, la quale di sua natura vuole sempre andare oltre e, quindi, alla fine anche interrogarsi sull’oltre e sull’altro in assoluto. Sono molte le piste, i percorsi che vogliamo proporre, tutti comunque di una certa provocazione perché non si vuole necessariamente arrivare a una sorta di Onu del pensiero umanistico, che si ritrova alla fine sul minimo”. (oecumene radio vaticana  11-02-2011)