Home 2011 25 Gennaio Banditi 470 posti da ricercatore da metà dicembre a fine anno
Banditi 470 posti da ricercatore da metà dicembre a fine anno PDF Stampa E-mail
Quando si è capito che la riforma Gelmini sarebbe diventata legge, perciò anche la messa ad esaurimento dei posti di ricercatore a tempo indeterminato, le università hanno deciso di muoversi. Anche perché il provvedimento non avrà decreti attuativi ancora per qualche tempo. Dopodiché ogni università dovrà redigere i propri regolamenti. Nel frattempo ogni assunzione è ferma. Ed ecco che se dal 1 gennaio del 2010 al 13 dicembre i concorsi sono stati circa 600, nelle ultime due settimane dell'anno è arrivata una pioggia di bandi che da sola vale quasi gli undici mesi e mezzo precedenti. E molto più abbondante di quel che ci si aspettava. Esisteva infatti un pacchetto di circa 200 assunzioni ancora da mettere a segno entro il 2010. Facevano parte del programma lanciato nel 2007 durante il governo Prodi dal ministro Mussi. I bandi del 2009 sono slittati al 2010 e non sono mancate confusione e contestazioni. Ad Agraria all'Università di Milano, la stessa commissione ha valutato in modo diverso i brevetti e alla fine ha vinto una candidata senza pubblicazioni internazionali. Oppure a Sassari dove, nonostante siano passati due anni dall'introduzione delle nuove norme, ancora hanno provato a inserire i tetti alle pubblicazioni. Rimanevano circa 200 posti da ricercatore a tempo indeterminato che gli atenei avrebbero dovuto bandire perché avevano già ricevuto i fondi per farlo. Ne sono arrivati quasi 300 in più perché le università che avevano anche una minima possibilità per bandire - indipendentemente dai fondi Mussi ricevuti - l'ha fatto. «È l'ultima speranza per i precari di poter ottenere un lavoro in tempi abbastanza brevi - spiega Alessio Bottrighi, presidente dell'Apri, associazione dei precari della ricerca italiani -. Alcune università hanno perso l'occasione di fare molto di più: hanno deciso di non bandire concorsi ma nel frattempo hanno intascato fondi che potevano essere utilizzati». E sui quali ora non c'è chiarezza. Sono circa 130 i posti in totale non banditi ma i fondi per il momento sono nelle casse delle università a cui erano stati assegnati: Palermo, Tor Vergata, Siena, Chieti-Pescara, Trento, Sum, e Iuss Pavia. E nessuno sa se dovranno restituirli oppure no.
(F. Amabile, La Stampa 11-01-2011)