Home 2011 25 Gennaio Sull’indicatore B3 quale criterio della “quota premiale” del FFO delle università per il 2010
Sull’indicatore B3 quale criterio della “quota premiale” del FFO delle università per il 2010 PDF Stampa E-mail
Consideriamo l’indicatore B3 (con peso 0,30 nella frazione di “quota premiale” dedicata alla ricerca - versione finale): «Coefficiente di ripartizione delle risorse destinate alle Aree – VTR 2001-2003 – CIVR» che fa uso del ben noto esercizio di valutazione comparativa della ricerca messo in opera dal CIVR (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca) ormai diversi anni fa, con riferimento al triennio 2001-2003. La popolarità di questo programma di valutazione si fonda sull’analogia di principio con il più blasonato, e sperimentato, Research Assessment Exercise britannico, che da più di vent’anni viene usato dagli enti pubblici incaricati del finanziamento del sistema di istruzione superiore nelle quattro regioni del Regno Unito per calcolare l’ammontare della quota corrispondente al sostegno strutturale delle attività di ricerca in ciascuna istituzione del Paese. Insomma, pare a molti che questo sistema di valutazione sia quello più vero, e adeguato, per dare riconoscimento, anche finanziario, al merito delle Università. Ma è proprio così? Leggiamo cosa scrivono M. Bressan, S. Miscia, R. Palumbo, E. Reale, P. Sacchetta, M. Seeber e M. Impicciatore in un articolo di sintesi (“Caratteristiche e dimensioni del Vtr”) che apre il volume “La valutazione della ricerca pubblica. Un'analisi della valutazione triennale della ricerca” a cura di Emanuela Reale, interamente dedicato al Vtr: «[…] il Vtr non può essere considerato come un esercizio in grado di fornire una valutazione del sistema pubblico di ricerca nazionale. Ancorché le strutture vigilate dal Miur abbiano tutte aderito al Vtr, importanti settori di ricerca nazionali non sono stati coperti dall’esercizio. Inoltre, il numero limitato di prodotti sottoposti a valutazione esclude che il giudizio possa essere considerato idoneo a produrre un assessment complessivo della performance scientifica delle strutture che si sono sottoposte a valutazione». Il Vtr ha poco a che vedere con il RAE britannico, ove le regole e la prassi vigente hanno consentito, pur con i limiti e le continue modifiche sviluppate nel corso degli anni, la definizione di codici di condotta e la chiara comprensione degli obiettivi e dei risultati della valutazione. Colà è posta in capo al singolo ricercatore (dai Professor ai Research Assistant) la facoltà di indicare, ciascuno, un numero di prodotti non superiore ad un certo massimale (es.: 4 articoli, nell’ambito scientifico), mentre la struttura può solo esercitare una sorta di giudizio di “trade-off” fra quantità e qualità presunta, per la submission.
(Da Anvur Cronaca Blog 13-01-2010)