Home 2010 23 Dicembre Riforma Gelmini: rischio di attuazione parziale
Riforma Gelmini: rischio di attuazione parziale PDF Stampa E-mail
Considerati i tagli lineari di risorse del ministro Tremonti, le leggi delega demandate al governo, i regolamenti che le università dovranno predisporre, costatano come le proposte contenute nella riforma Gelmini siano in realtà esposte al rischio di un’attuazione parziale.  Ci riserviamo, perciò, di esprimere un parere definitivo dopo l’approvazione in Senato, ma possiamo sottolineare alcuni punti critici. Il sistema di valutazione della ricerca: il testo non fa chiarezza sui criteri che saranno utilizzati per la verifica dell’efficienza della didattica e della ricerca da parte del Ministero e dell’Anvur.  Ricercatori a tempo determinato: la previsione del cosiddetto sistema di “tenure-track”, che permetterebbe ai ricercatori, dopo un periodo di massimo sei anni, di diventare professore associato, contrasta con la mancanza di risorse da destinare ai suddetti contratti di ricerca. Quella che potrebbe essere una norma innovativa a favore del merito e dei ricercatori più bravi, corre il rischio di trasformarsi in una mannaia contro di loro nel caso non siano destinate adeguate risorse. Diritto allo studio: un’ampia delega al Governo svuota le previsioni volte a valorizzare la meritocrazia e a rendere effettivo il diritto allo studio, privandole di ogni efficacia. Il Fondo per il merito che è istituito dalla riforma non è altro che un contenitore vuoto. Governance: l’ingresso di elementi esterni al mondo universitario nel Cda dei vari Atenei dovrà essere contemperato da una precisa definizione dei ruoli, dei poteri e della composizione dei due organi di governo, Senato Accademico e Cda. Infatti, il disegno di legge sottovaluta le difficoltà di reperire figure indipendenti disponibili ad assumersi le responsabilità amministrative della gestione degli Atenei.
(La Fuci e la riforma universitaria, fidest 03-12-2010)