Home 2014 18 novembre IN EVIDENZA TEST PER L’ACCESSO A MEDICINA, IL CASO DEL PREMIO AI BOCCIATI
TEST PER L’ACCESSO A MEDICINA, IL CASO DEL PREMIO AI BOCCIATI PDF Stampa E-mail

Un maxi ricorso che è stato celebrato come una vittoria storica contro il numero chiuso dai suoi promotori ma che, di fatto, si è tradotto in un danno oggettivo e soggettivo per chi il test lo aveva passato: oggettivo perché gli atenei sono andati in tilt a causa dell’ondata di nuovi immatricolati e soggettivo per il senso di ingiustizia nel ritrovarsi sorpassati da chi aveva ottenuto un punteggio molto peggiore del proprio. Il Miur a settembre aveva emanato una nota che metteva dei paletti molto stretti per i 5.000 riammessi dal Tar: potevano iscriversi, sì, in uno degli atenei che avevano indicato in sede d’esame, ma avrebbero dovuto optare per quello «nel quale risulta minimo lo scarto tra il primo in graduatoria e il punteggio del ricorrente». Vietato in altre parole iscriversi a Torino, dove quest’anno c’è stato il candidato con il punteggio più alto: (80,5) ma anche a Bari (76,7), a Bologna (73,3) e alla Statale di Milano (72,6). Porte aperte invece in Molise (50,7), a Sassari (51,8) o a Salerno (53,8). Per evitare nuovi ricorsi il 9 ottobre il ministero ha emanato un’altra nota che rovesciava la precedente permettendo ai ricorsisti di iscriversi nella loro prima scelta. Con buona pace di tutti gli altri studenti con la valigia, come la comasca Claudia Colombo: «Io con i miei 37,8 punti sono finita da Pavia a Torino Molinette: spendo 350 euro per una stanza ma sono in un’ottima università. Conosco una ragazza di Varese che aveva passato il test ma ha dovuto rinunciare perché era finita a Salerno. E poi sono scocciata perché l’arrivo di quelli che hanno fatto ricorso ci ha costretto a stare a lezione seduti per terra». Da Padova a Palermo non si contano i disagi che le ammissioni in sovrannumero hanno creato. Inizio dei corsi rinviato, aule stracolme, lezioni in videoconferenza. A Bari la facoltà si è ritrovata ad accogliere quasi il triplo degli studenti previsti dal bando: oltre 600 contro i 237 di partenza. Spingendo i «regolari vincitori di concorso» a sottoscrivere un manifesto di protesta che si concludeva — amaramente — così: «Vogliamo “solo” studiare». Quello che più fa arrabbiare è l’ingiustizia di un sistema che finisce per penalizzare chi segue le regole, giuste o sbagliate che siano.
(Fonte: Blitz Quotidiano 10-11-2014)